IL TRALLALERO di Mauro Balma
E’ uno stile di canto a più voci, caratteristico del genovesato; a definirne il suono, quello che in gergo si chiama a daeta, (ossia il modo di dare, di porgere il motivo musicale unitamente al testo) concorre in maniera determinante la cadenza parlata dei cantori.
I gruppi organizzati si raccolgono in squadre di canto: per formarne una buona occorre disporre di quattro solisti e di alcuni bassi di verso timbro in modo che si crei tra loro una fusione soddisfacente: si tratta quindi di un tipo di canto molto specializzato.
I nomi delle diverse parti vocali sono: contralto (contraeto), tenore (primmo), baritono (controbasso), chitarra (chitàra), e bassi.
Il numero totale dei cantori varia tra un minimo di sette ed un massimo di dodici-quindici: le voci sono tutte maschili.
Da sottolineare che la chitarra è eseguita da una voce baritonale che imita un po’ il ben noto strumento a corde.
Tutte le squadre stabili hanno un maestro (mèistro), che coordina le prove, l’amalgama delle voci e suggerisce, se necessario, l’andamento e l’esecuzione di certe parti.
Di solito esiste anche un presidente che si assume responsabilità di carattere pratico e cura i rapporti della squadra con l’esterno.
IL CANTO IN SQUADRA di Paolo Besagno
La tradizione vuole che i cantori si dispongano in cerchio, certo da quando è iniziata la tradizione del trallalero le cose sono cambiate!
Una volta si cantava in piccoli locali,case, osterie, ritrovi, oggi i canterini si sono dovuti adattare a fare i conti con spazi più vasti e, di conseguenza, anche con gli impianti di amplificazione, con risultati non sempre…soddisfacenti!
Cantare il trallalero rappresenta per noi un vero e proprio rito, ognuno ha responsabilità precise, non si può cantare d’apoggio”.
Per far parte di una squadra di canto è d’obbligo una solida preparazione, questo è un canto molto specializzato e richiede impegno costante e per fare un buon canterino spesso sono necessari diversi anni di applicazione.
Le persone che cantano nella nostra squadra hanno dedicato la loro vita al trallalero: molti di loro hanno iniziato a frequentare le squadre di canto fin da bambini, incoraggiati da genitori e nonni.
Solo quest’opera di travaso generazionale di informazioni fa sì che quest’arte non vada perduta; non dimentichiamo infatti che il nostro canto popolare si tramanda esclusivamente per tradizione orale.
Ora ce ne sarà anche per i nostri figli!
UNA DEFINIZIONE DI “squadra di canto popolare genovese“ di Silvio Rovere
La “squadra di canto popolare” è, nel suo genere unica.
Solamente in Liguria, infatti, esistono questi complessi che hanno caratteristiche di canto e organico originalissimi.
Una delle versioni sulla nascita della”squadra” è quella secondo cui sarebbe nata a bordo delle antiche navi della Repubblica di San Giorgio e la sua costituzione sarebbe spiegata dal fatto che su una nave era possibile trovare un tenore, talvolta due, ma non più; e così un marinaio o due che avessero voce baritonale.
La base da questo coro improvvisato era costituita da voci di basso, più comuni.
Mancavano, evidentemente, voci femminili, ma vi si suppliva con qualche mozzo o qualche marinaio giovanissimo che cantava in falsetto e che fu chiamato “contralto”.
Ecco, così, la squadra formata: un contralto, un tenore, uno o due baritoni,uno dei quali ponendo le dita di una mano davanti alle labbra, emetteva un suono di effetto “chitarra”, e sette o otto bassi.
Risulta evidente, da come è costituita la “squadra”, l’ardua difficoltà di ottenere sempre un perfetto equilibrio delle voci del coro, ma è appunto questo, diciamo così, “distacco” del coro genovese dai rigidi schemi del coro classico che dà un tono di fresca originalità e di personalissimo stile ai canti delle squadre di canto popolare genovese.
Si potrebbe certamente, volendo, ottenere degli effetti forse migliori degli attuali rivedendo e opportunamente rimaneggiando l’organico della squadra.
Ad esempio: il “contralto” nella squadra maschile canta in falsetto, è chiaro che sostituendolo con una voce femminile, si avrebbe in questo ruolo un’esecuzione migliore.
Ma con ciò si verrebbe a falsare profondamente quello che è, sin dalle origini, il canto popolare genovese, e quanto si riuscirebbe ad ottenere in perfezione ed in purezza di esecuzione non compenserebbe quello che si perderebbe in originalità, stile, tradizione e caratteristiche del canto stesso.
Ma per comprenderne e gustarne il carattere e lo stile, non bisogna dimenticare che la “squadra” è composta da autentici operai, ignari di musica, e che cantano ad orecchio imparando a memoria le parti e affidandosi unicamente al loro innato istinto musicale.
Non ci si deve pertanto attendere delle esecuzioni come quelle che possono essere offerte da complessi, italiani o stranieri, di professionisti.
Nei suoi canti la “squadra” quasi improvvisa; e le inevitabili imperfezioni di esecuzione anziché diminuirne l’interesse, lo accrescono.
Chi ascolta, infatti, ha e deve avere la sensazione di sentire cantare “il popolo” che non ha studiato musica, è vero, ma che la musica l’ha nel sangue; che non sa che cosa sia il contrappunto e armonia, tonica e dominante, salto di quarta o di quinta, ma che esprime semplicemente e ingenuamente la propria vena di canto che è propria dell’anima italiana.